"Pochi sono grandi abbastanza da poter cambiare il corso della storia. Ma ciascuno di noi può cambiare una piccola parte delle cose, e con la somma di tutte quelle azioni verrà scritta la storia di questa generazione"
Robert Francis Kennedy

giovedì 4 dicembre 2008

Ancora Berlusconi visto dall'estero.

Un premier con le mani nei notiziari televisivi denuncia i giornalisti che lo criticano

The New York Times, 1.12.08 [articolo originale di Rachel Donadio qui]

ROMA - Il premier Silvio Berlusconi governa con una solida maggioranza, ha il controllo della RAI, l'emittente statale, e possiede le principali reti televisive private del paese.

Perché allora, con tutti questi mezzi a sua disposizione, continua a rispondere alle critiche dei giornalisti non sulle televisioni o sui giornali ma a suon di querele?

Negli ultimi anni Berlusconi ha denunciato The Economist per averlo descritto come "inadatto a governare l'Italia", ed il giornalista britannico David Lane per il suo libro del 2004, "L'ombra di Berlusconi" ("Berlusconi's shadow"), che esplorava le origini della sua fortuna e faceva notare come alcuni dei suoi collaboratori fossero stati indagati per legami con la mafia. Berlusconi ha perso queste cause in corte d'appello ed ha fatto ricorso, o ha ancora la possibilitá di farlo.

Adesso se la sta prendendo con Alexander Stille, il piú celebre italianista d'America ed uno dei piú ferventi critici anglofoni del premier. Una corte d'appello a Milano dovrebbe pronunciarsi martedí su un caso di diffamazione contro Stille iniziato da uno stretto collaboratore di Berlusconi.

Berlusconi non é l'unico ad accusare i giornalisti. In Italia - dove i giornalisti spesso sono molto cauti nel riportare i fatti ed il sistema legale cerca di proteggere l'onore personale - politici, magistrati e figure pubbliche fanno causa ai giornalisti cosí spesso che l'ordine nazionale dei giornalisti ha un "fondo di solidarietá" per aiutare con le spese legali e i danni.

"E' una delle tecniche intimidatorie della classe politica", ha detto Franco Abruzzo, professore di giornalismo ed ex-redattore del quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore.

Ed é anche uno sport bipartisan. Nel 1999 Massimo D'alema, un ex-comunista che era all'epoca il presidente del consiglio di centro-sinistra, fece causa ad un fumettista politico per una vignetta che lo mostrava mentre cancellava nomi dal dossier Mitrokhin sulla cooperazione dei paesi occidentali con l'Unione Sovietica durante la guerra fredda.

Comunque, quando l'accusa é Berlusconi, la situazione inevitabilmente prende altre dimensioni.

"Quello che fa la differenza é che lui é uno dei politici piú potenti ed uomini piú ricchi", ha detto Lane, corrispondente da Roma del The Economist e bersaglio delle accuse di Berlusconi. "Controlla i media. Lavora da una posizione di massimo vantaggio".

In effetti, alcuni considerano queste accuse come una parte di un piú inquietante piano in cui Berlusconi cerca di intimidire la stampa - anche mentre afferma che gli stessi media di cui ha il controllo totale lo perseguitano.

Nel 2002, Berlusconi criticó tre critici di centro-sinistra - il comico Daniele Luttazzi, il presentatore di talk-show Michele Santoro ed il giornalista Enzo Biagi - alla RAI, che subito cancelló i loro programmi (Luttazzi e Santoro alla fine tornarono in televisione, e Biagi morí l'anno scorso).

Oggi la risposta italiana a Tina Frey, Sabina Guzzanti, famosa per le sue imitazioni di membri del governo, e Beppe Grillo, un provocatore in stile Michael Moore, hanno poco spazio in televisione, dovuto a complicate motivazioni, nonostante il loro largo seguito popolare. E comunque un importante show, "Striscia la Notizia", sbeffeggia routinariamente i potenti e va in onda sulla rete di Berlusconi Mediaset. Nel processo di martedí a Milano Fedele Confalonieri, amministratore di Mediaset, accusa molti passaggi del libro di Stille del 2006 sull'ascesa di Berlusconi, "Il sacco di Roma" ("The Sack of Rome" in originale, NdR).

Confalonieri sostiene che Stille lo abbia citato come investigato nel 1993 per finanziamento illegale al partito socialista, senza poi far notare che in seguito venne ritenuto estraneo a quel reato.

Ha trovato inoltre un errore nell'asserzione di Stille sul fatto che Berlusconi abbia "fuso quasi totalmente i suoi affari con la sua vita privata", come dimostrato dal mettere Confalonieri, "il suo piú vecchio amico d'infanzia", a capo di Mediaset.

Ed ha obiettato sul fatto che Stille riporta qualcuno che diceva che molti degli stretti collaboratori di Berlusconi basavano la loro amicizia "sul ricatto" perché erano quelli che sapevano dove "erano nascosti tutti gli scheletri nell'armadio".

Anche se queste cose non sono nuove e sono state riportate dalla stampa italiana, Confalonieri ha sostenuto nella sua accusa che queste "danneggiano direttamente l'onore e la reputazione" degli interessati. Confalonieri e Mediaset stanno cercando danni non ancora resi noti.

Un avvocato di Confalonieri, Vittorio Virga, ha detto che altri giornalisti hanno evitato i processi pubblicando articoli dove dicono di considerare adesso Confalonieri "un gentleman".

"Una stretta di mano e arrivederci", ha detto Virga. Ma Stille, ha aggiunto, "non ha mostrato nessuna iniziativa per fare pace".

Da parte sua Stille, professore di giornalismo alla Columbia University nonché autore di diversi libri di spessore sull'Italia, ha detto che quella di venire accusato per riportare dei fatti é una "esperienza Kafkiana".

"Se fossero stati sinceramente interessati in pulire il loro nome e stabilire la veritá, ci sarebbero stati modi molto piú semplici", ha detto Stille.

L'avvocato di Berlusconi, Nicoló Ghedini, ha detto che i giornali italiani puniscono raramente i giornalisti che sbagliano, quindi i personaggi pubblici devono difendere i loro nomi in tribunale. Ha aggiunto, "Come mai un giornalista dovrebbe avere il diritto di diffamare?"

Per la legge italiana, anche pubblicare che qualcuno é sotto indagine puó essere tacciato di diffamazione, anche se le cause per diffamazione sono difficili da vincere.

Ma Stille ed altri fanno notare che il punto non é quello di vincere un processo, ma quello di intimidare giornalisti ed agenzie stampa con la prospettiva di un lungo e costoso processo in tribunale se scrivono qualcosa di non favorevole. "Per ciascuna di queste denunce, si puó cambiare il comportamento di altri 100 giornalisti", ha aggiunto Stille.

In effetti queste contese sembrano avere effetto.

Lane del The Economist ha detto che sta pensando di eliminare tutti i riferimenti a Berlusconi nell'edizione italiana - ma non in quella britannica - del suo prossimo libro sulla mafia. "Sono troppo stanco di spendere i miei soldi", ha detto. "Non ci sono medaglie da vincere per venire denunciati da Berlusconi".

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